sábado, 22 de dezembro de 2018

Lo stile MATTEI




Era un uomo moderno nell’Italia che chiedeva di ripartire, Enrico Mattei, alla continua ricerca del business, un modello per chi ambiva a fare imprenditoria, ma anche soggetto ad essere invidiato per il ruolo e i risultati conseguiti. Lo disegna bene il compianto Francesco Rosi alla regia de “Il caso Mattei” (1972) quando nella scena di quello che fu il suo ultimo volo, il pilota rivolgendosi a Mattei gli dice: «Ingegnere, ha visto che luna?». E lui, scrutandola, di rimando: «Chissà se c’è il petrolio lassù». Il suo strano rapporto con la politica era riassunto in una frase ricorrente: «I politici per me sono come un taxi, salgo, faccio il viaggio, pago, scendo e non ne voglio più sapere». Questo modello fu emulato, dopo la sua morte, da molti che però non avendo lo stesso carisma e caratura inevitabilmente arrecarono molti danni. Doveva essere il rottamatore dell’Agip, invece divenne l’abile stratega che la trasformò nel colosso Eni.

La notte di Bascapè

Il 27 ottobre del 1962, rientrando a Milano da Catania, a bordo del suo aereo personale, perse la vita in un misterioso incidente insieme al pilota e un giornalista americano. Poco prima di avvicinarsi a Linate, il velivolo precipitò nelle campagne attorno a Bascapè (Pavia) mentre nella zona infuriava un violento temporale. Una morte, quella di Mattei, avvolta nel mistero e che solo anni di indagini hanno appurato che l’imprenditore sia stato vittima di un attentato, tanto da riaprire tutto il percorso di un caso archiviato fin troppo presto («Il fatto non sussiste»). La magistratura ha appurato che si tratta di attentato e anche i rilievi hanno stabilito che si sia trattata di un esplosione dell’aereo evidentemente manomesso, come i tanti segnali giunti a Mattei nei mesi precedenti il grave fatto. Non solo, ma a Mattei è anche legato in qualche modo – secondo la magistratura – l’omicidio del giornalista Mauro De Mauro il quale stava per pubblicare quanto scoperto circa i mandanti dell’uccisione di Mattei, per il quale rimane principale indiziato Eugenio Cefis, vice presidente Eni costretto alle dimissioni dallo stesso Mattei perché in mano alla Cia. Cefis dopo la morte di Mattei tornò in auge fino a diventare presidente dell’Eni.

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